Stasera, 16 maggio 2021, intorno alle 22, su Rai5, per la serie Di là dal fiume e tra gli alberi, va in onda un documentario dedicato a Gaeta, ai meravigliosi fantasmi che l'hanno attraversata, al suo presente pieno di futuro Antonio Pietrangeli, forse il più sottile dei registi del cinema italiano, nell'estate del 68, ci aveva visto il lembo di Costa Smeralda che gli mancava, per chiudere l’ultima sequenza del suo Come, quando perché. Un altro ritratto femminile, da aggiungere alla sua galleria di donne inquiete, osservate con amore sottile.
A Gaeta cercava un mare arcaico, dove la sua protagonista avrebbe riscoperto l’eros, dimenticandosi il grigiore della borghesia industriale torinese.
In un ventoso giorno di luglio, stava girando l’ultima scena del film, sulle rocce intorno a Torre Scissura. Poi un’onda improvvisa, la testa che batte sugli scogli, il mare che lo trascina via. Una fine da eroe classico, come quelli che amava.
Qualche anno dopo, Fontania, spiaggia non troppo distante da Torre Scissura, diventa la meta abituale di una donna molto affine alle protagoniste di Pietrangeli
Goliarda Sapienza, anticonformista viscerale, a partire da quel nome, che suonava come un ossimoro. Nel suo passato traumatico, un nazista ucciso durante la resistenza, l’elettroshock, una famiglia monumentale e problematica.
Goliarda si tuffava in queste acque anche d’inverno, per dilatarsi le coronarie. Si addormentava, come un’oceanina, sul suo scoglio preferito. Poi riprendeva a scrivere, a mano, assecondando il suo battito cardiaco, e restituendone la forma su carta, nella composizione della pagina.
Trasfigurando i fantasmi di una vita intera in un’autobiografia immaginaria, scandaloso impasto di ragione e sentimento.
A Gaeta, dalle pari di Via Indipendenza, in quei vicoli gonfi di odori, trapescatori che sembravano i Malavoglia, Goliarda aveva ritrovato,
addolcita, la casbah catanese di San Berillo, in cui era cresciuta.
Una dimensione in cui allargare l’esistenza, avendo come unica unità di misura del tempo, la giornata, da riempire di piccole gioie.
A Gaeta, un giorno, si è addormentata all’improvviso, in piena vita.
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BB GAETA, BED AND BREAKFAST GAETA,
Gaeta, per molti, è stata una condanna. Inflitta a chi non filava dritto, sotto le armi, e finiva nei gelidi cameroni del Castello Angioino, che incombe sul golfo. Spettrale, in certi giorni di tramontana, come se ospitasse ancora i due criminali nazisti, Herbert Kappler e Walter Reder, e tutti i fantasmi delle loro vittime. Ma Gaeta, in realtà è un incantesimo meraviglioso. Sulle sue rive, fatte di luce, si confondono miti ed ombre umane. Ulisse ed Enea aleggiano ancora, sui sogni indomabili di Goliarda Sapienza, addormentata sugli scogli, nelle pause della sua scrittura. Perfetta protagonista di un film di Antonio Pietrangeli, se il regista non fosse annegato in queste acque, cercando l’ultima inquadratura.
Le Madonne salvano, ogni notte di tempesta, pescatori dai volti saraceni. Aiutandoli a non confondere, ammainando le reti, mine letali e anfore millenarie. I graffiti di Cy Twombly, americano rapito da Gaeta, sembrano segni ancestrali, profezie di civiltà future. Passato e presente si mescolano, inquieti come il mare. Come le facce sudate di gioia, di un’estate di fine anni trenta, dei gaetani di un filmino amatoriale, ignari che la guerra incombente ne polverizzerà le case.
Vivissimi, come veri fantasmi